Mario Tambini
- Biografia -

La Storia: Prima Parte

Mario Tambini nasce a Faenza il 7 marzo 1892 e, già all’ eta’ di 13 anni, comincia la sua attività sportiva nella società ginnastica Fert di Faenza presso l’istituto Salesiani.

Dopo appena un anno arriva la prima medaglia al merito. 
Nel 1907 vince la medaglia d’argento agli attrezzi grandi a Bagnacavallo e sempre nel medesimo anno, al Concorso Internazionale di Asti, Mario Tambini, con la Fert, conquista la coppa di primo assoluto e la corona d’alloro; identico premio ottiene al Concorso di Roma.

Nel 1908 è primo agli attrezzi al concorso ginnastico Regionale Romagnolo a Granarolo e medaglia d’argento al Concorso Internazionale di Roma.

Nel 1909 medaglia d’argento a Granarolo.

Dal 1910, visti i successi conseguiti a livello nazionale, la Fert unisce i suoi atleti a quelli della Società di Ginnastica “La Faenza” e Tambini, all’eta’ di 18 anni, gareggia per la squadra così formata, conquistando il massimo premio ai concorsi di Genova e di Torino.

Nel 1911 è tempo di servizio militare: arruolato in cavalleria, è già a Palermo destinato a partire per la Libia, quando in allenamento ginnico a causa della rottura degli anelli, fa una bruttissima caduta sulla testa ed entra in coma. Ristabilitosi, torna a casa: la Libia è scampata.

Dal 1912 sulla base di un accordo fra i dirigenti avviene la vera fusione tra Fert e “La Faenza” che vedrà la nascita del Club Atletico Faenza, che ha quindi compiuto un secolo di vita da pochi anni.

Vita spartana, per gli atleti. Gli allenamenti infatti si svolgono in un camerone dell’ex Convento di San Maglorio, nessun comfort, neppure il riscaldamento; in un secondo momento sara’ utilizzata la palestra di via Cavour.

Nel 1914, al Concorso Federale Ginnastico straordinario, la squadra faentina, con Mario Tambini in testa, conquisterà la corona d’alloro. Nello stesso anno è secondo classificato al Convegno Ginnastico Nazionale di Prato, medaglia d’oro nel salto con l’asta a Borgo S. Lorenzo e medaglia d’oro alla gara degli attrezzi.

Lo scoppio della prima guerra mondiale interrompe ogni sua attività sportiva e Mario questa volta presterà in effetti servizio militare soffrendo la fame ed indebolendosi enormemente, tanto che, solo alla fine del conflitto, riesce a tornare ad allenarsi in palestra per tornare l’atleta che era.

Dal 1914 sono trascorsi sette anni.

Nel 1921, a Vicenza, al Concorso Ginnastico Le Tre Venezie, risulta primo nella gara atletica seniori; ancora a Vicenza ottiene la medaglia d’argento ed è terzo nel salto con l’asta (asta rigida allora, non elastica come l’attuale, e caduta sulla sabbia, non su soffici materassi); al Concorso Nazionale di Trento ottiene il successo assoluto.

Nel 1922 è primo nella Gara Polisportiva Intersociale, e primo nel saggio Accademico a Pontassieve.

Il 1923, al Concorso Ginnastico Intersezionale di Ancona, lo vede primo con 10/10 nella gara artistica seniori; vince anche a Cesena, mentre ottiene l’argento a Milano nel Concorso Nazionale Preolimpionico ed è medaglia d’oro a Prato nella Gara Nazionale Artistica Preolimpionica Individuale.


Siamo nel 1924, anno delle Olimpiadi di Parigi.
Mario Tambini, alla vigilia olimpionica, vince il titolo di campione italiano che gli dà diritto per merito di entrare nella rosa dei convocati ai giochi.
La squadra è guidata dal grande sardo Mario Corrias.Tra i 16 componenti chiamati saranno scelti gli 8 titolari e 4 riserve. Mario viene scelto fra i titolari con Contessi, Mangiate, Levati, Zampieri, Lertora, Mandrini e Monti. 
È, quindi, al centro della pubblica attenzione rientrando nel fior fiore dei ginnasti italiani.
La passione sportiva è alle stelle, con sogni e speranze, non solo nel cuore di Tambini, che ha già 32 anni, ma anche tra i faentini per il loro concittadino che è non solo il primo faentino, ma anche il primo romagnolo a partecipare a una Olimpiade.
Né a Forlì né a Ravenna c’erano stati infatti ginnasti di quel livello.
E gli otto si impongono all’attenzione del mondo.
Il risultato olimpico non delude di certo, anzi sarà il massimo: i nostri atleti conquistano la medaglia d’oro e quindi sono i migliori del mondo.
Il Club Atletico Faenza dà a Tambini il diploma di benemerenza e Milano lo fa Socio Onorario della Società Ginnastica “Pro Patria”.

Tambini continua a gareggiare e a mietere successi: nel 1925 quattro medaglie d’argento per la salita alla fune, sbarra, parallele e cavallo al Concorso Ginnastico Federale Intersezionale Forlì-Emilia-Marche.

A Genova al Campionato Nazionale di Ginnastica Artistica è primo nella salita alla fune, medaglia d’oro, campione nazionale per l’anno 1925 nel salto con volteggio al cavallo.
Nel 1926 primo classificato a Carpi, medaglia d’argento agli anelli, secondo nel volteggio al cavallo a Prato ai Campionati nazionali di Ginnastica Artistica. Nel 1927 ottiene il primo premio a Como e a Modena.

In questi quattro anni, 1924, 1925, 1926 e 1927, la squadra del Club Atletico Faenza, vincendo i concorsi nazionali in successione a Firenze, a Terni, a Cagliari e a Como, si conferma la più forte d’Italia.
Sono passati quattro anni dall’olimpiade parigina e Mario va verso i 36, e viene ancora incluso in maglia azzurra nella squadra che parteciperà ai giochi olimpici del 1928 ad Amsterdam.
A luglio, durante un ritiro preparatorio preolimpico a Gardone incontrerà Gabriele D’Annunzio che, essendo stato militare a Faenza, dimostra un particolare interesse per questo atleta faentino e sarà proprio il poeta a consigliargli di visitare il museo, una volta ad Amsterdam, e vedere “La ronda di notte” di Rembrandt! Visita che avverrà e lascerà nell’atleta romagnolo un’impressione profonda e duratura .
Il poeta dà a Mario Tambini una sua foto con dedica: ‘21 luglio 1928 A Mario Tambini da Faenza il suo compagno cavalleggiere faentino Gabriele D’Annunzio.’

La squadra italiana a questa Olimpiade conquisterà la sesta posizione.

Sul finire dell’anno di questa seconda olimpiade Mario dà una svolta alla sua vita sposando Serena Frizzati, farmacista.

In un cugino di Serena, Aldo Pancrazi, a cui e’ tuttora dedicato il piazzale antistadio a Faenza, vero mecenate dello sport faentino, Tambini trova un appassionato sostenitore che aiuta lui e la squadra.

Dal matrimonio nascerà nel 1934 l’unica figlia Paola.

La Storia: Seconda Parte

Mario Tambini matura poi la decisione di chiudere con l’agonismo, ma il suo mondo è la palestra, con i suoi attrezzi, e vuole rimanervi.

Cambia il ruolo, diventa istruttore.
Il 30 settembre del 1940 consegue il diploma di istruttore capo e continua a trasmettere l’amore e la passione per la ginnastica a giovani ginnasti della “Ars et Robur” di Cesena, squadra affiliata alla Federazione Italiana, allenando per tanti anni presso l’Istituto Lugaresi, in totale disinteresse, senza percepire alcun compenso.

Nel 1952 il Consiglio Federale del Coni lo nomina Giurato Benemerito.

Nel 1955 gli viene conferita la medaglia d’onore al merito federale dalla Federazione Ginnastica Italiana.
Diviene poi giudice di gara e consigliere del Comitato Regionale della Federazione Ginnastica Italiana (FGI).
Del 1962 la nomina di Cavaliere della Repubblica per meriti sportivi: il diploma porta le firme di Segni e Fanfani.
Nel 1970 il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) gli conferisce la Stella d’argento al merito sportivo - membro del comitato olimpionico.
Praticamente ha vissuto la sua vita per la ginnastica e per i giovani che vi si dedicavano.

Dei suoi viaggi in Europa diceva: “Vado in giro come una valigia – il tempo è tutto per le gare, non me ne resta per la conoscenza dei luoghi”.

Dal 1954 è pensionato, ma un pensionato speciale: proprio quell’anno riceve infatti, dal Comitato esecutivo del Foro Italico, Coni Ginnastica Roma, l’invito a far parte della giuria come Segretario ai Campionati del Mondo, gare maschili del 28,29,30 giugno e 1 luglio, segno indubbio della grandissima considerazione e stima in cui è tenuto.
Naturalmente accetta, ottemperando le regole precise indicate nell’invito per quanto concerne la divisa che prevede scarpe bianche, pantaloni grigi e camicia bianca inappuntabili. Gli vengono anche richieste sue foto, nella difficilissima posizione del Cristo agli anelli, da usare come bozzetti per una serie di 10 francobolli su tutti gli sport nella Repubblica di S. Marino nel 1954.

La palestra, nella stagione dell’agonismo prima, poi dell’allenatore di squadra e del giudice di gara e’ la sua grande passione, che coltiva accanto alla professione di dipendente della banca Popolare di Faenza fino al 1954. È inoltre dedito al calore della famiglia e all’affetto dei suoi nipotini Gianluigi, Giorgio ed Elena per i quali, fra l’altro, con una delle sue sbarre ginniche, costruisce un’altalena.

Vive sereno, attivo e dinamico, dedicando la sua vita allo sport in tutta la sua primordiale purezza, senza mai prendere un soldo, permettendosi il lusso di fare la verticale fino ad 81 anni !
Un bel segno pubblico di attenzione si verifica a Faenza il 28 maggio del 1970, quando viene scoperta allo stadio la ‘colonna dei campioni’ sulla quale sono incisi i nomi di 41 olimpionici, azzurri, e campioni d’Italia. Dopo quello di Aldo Pancrazi, primo animatore e mecenate dello sport faentino, in alto il primo nome degli olimpionici è proprio quello di Mario Tambini.
Eretta per volontà dell’ amministrazione comunale all’ entrata dello stadio, a memoria di quanti hanno testimoniato il nome della città attraverso i traguardi ideali dello sport, ora però avrebbe bisogno di essere reincisa: i nomi di quei campioni infatti non si leggono più.

 


Muore il 20 aprile del 1973.

 

 

 

Non è mancato, postumo, alla fine degli anni ’80, il riconoscimento della città a questo figlio d’eccezione, che l’ha onorata con la sua eccellenza sportiva; a Mario Tambini è infatti intitolata la piazza antistante il Pala Cattani a Faenza.